ESG: Introduzione ai criteri Environmental, Social e Governance
Scopri cosa sono i criteri ESG, Environmental, Social e Governance, come funzionano e perché sono importanti per il successo delle aziende.
Criteri ESG: cosa sono
Con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del Dlgs 125/2024 viene ufficialmente recepita in Italia la direttiva CSRD e superato il Dlgs 254/2016. Questo comporterà in Italia l’obbligo per molte aziende di pubblicare a partire dal 2025 un bilancio di sostenibilità secondo i criteri informativi ESG.
Alle grandi imprese quotate in borsa questo decreto impone di dotarsi di una rendicontazione più estesa e precisa, richiesta alla quale dal 2016 saranno chiamate ad aderire anche le grandi imprese non quotate, e dall’anno seguente anche le PMI quotate.
Ma cosa sono i criteri ESG e in cosa consistono esattamente? Vediamoli più nel dettaglio.I criteri ESG (acronimo di Environmental, Social, Governance) indicano un framework internazionale di riferimento che consiste in una serie di indicatori non finanziari considerati rilevanti per verificare, misurare, monitorare l’impegno in termini di sostenibilità di un’organizzazione. In sintesi si tratta di un insieme di procedure e di buone pratiche a cui le aziende sono chiamate ad aderire per raggiungere obiettivi di contenimento e monitoraggio del proprio impatto ambientale e sociale.
Sostenibilità ha qui un valore molto ampio; si parla infatti di sostenibilità ambientale, ma anche di sostenibilità economica e sociale.Questi criteri ESG, in merito ai quali un numero più alto di aziende sarà chiamato a rendicontare, rappresentano informazioni importanti nelle mani di investitori, istituzioni, cittadini, fornitori e tutti gli stakeholder, che possono in questo modo comprendere con maggiore chiarezza gli obiettivi dell’organizzazione: che tipo di interventi l’azienda ha messo in atto per ridurre il proprio impatto, l’esposizione a rischi, l’impegno verso una maggiore sostenibilità generale della produzione, delle operazioni e della gestione interna.
Misurare e monitorare: l’importanza degli indicatori ESG
Gli indicatori ESG ci consentono di misurare in modo preciso e standardizzato le performance di un ente nei tre settori di riferimento: ambientali, sociali e di governance.
Per far questo, si distribuiscono su tre assi principali:
- Ambientale e di protezione degli ecosistemi (Environmental):
- monitorano la gestione delle emissioni di gas serra
- promuovono un utilizzo efficiente delle risorse naturali
- promuovono una migliore gestione dei rifiuti e delle operazioni di riciclaggio.
- monitorano la gestione delle emissioni di gas serra
- Sociale e di tutela delle comunità (Social):
- rispetto dei diritti dei lavoratori e condizioni di lavoro
- promozione di diversità e inclusione all’interno dell’organizzazione
- promozione delle relazioni con la comunità locale.
- rispetto dei diritti dei lavoratori e condizioni di lavoro
- Gestione della catena di fornitura e organizzazione interna (Governance):
- rendicontazione in merito alla struttura del consiglio di amministrazione
- informazioni chiare sulle politiche di remunerazione
- Trasparenza aziendale verso tutti gli stakeholder
- promozione di pratiche etiche, di whistleblowing e di anticorruzione.
- rendicontazione in merito alla struttura del consiglio di amministrazione
Per ogni settore di appartenenza, inoltre, esistono indicatori specifici e dettagliati a cui le organizzazioni possono fare riferimento per monitorare e comunicare il proprio stato di partenza in merito a questi macro-temi, e gli obiettivi che desidera raggiungere nel futuro.
Evoluzione della normativa ESG
I recenti aggiornamenti a livello normativo rendono sempre più chiaro che i criteri ESG siano un orizzonte a cui aziende e organizzazioni saranno sempre più chiamate ad aderire per garantirsi un successo stabile e a lungo termine.
Il quadro di riferimento ESG risale agli anni ’90, ed è legato al concetto di “Triple Bottom Line” di John Elkington, che a sua volta è un framework di sostenibilità che ruota attorno a persone, pianeta e profitto: le organizzazioni che aderiscono a questo orizzonte hanno maggiori probabilità di generare un impatto positivo sul mondo, e migliorare contemporaneamente le prestazioni finanziarie, incorporando sviluppo sostenibile e valutazioni basate su indicatori ambientali e sociali.
In Italia, il D.L. 254/2016 recepisce la Direttiva Europea 2014/95/UE, richiedendo alle grandi imprese la redazione di una Dichiarazione Non Finanziaria (DNF).
Successivamente, con l’aggiornamento della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), entrata in vigore il 1° gennaio 2024, ci sono stati ulteriori aggiornamenti. Vediamoli in sintesi:
- la soglia dello stato patrimoniale per la rendicontazione obbligatoria è passata da 20 a 25 milioni di euro;
- anche i ricavi netti sono passati da 40 a 50 milioni di euro;
- sono tenute a rendicontare le imprese in cui numero di dipendenti è superiore o uguale a 250.
Queste modifiche hanno avuto come scopo l’ampliamento della platea delle aziende obbligate a rendicontare su informazioni non finanziarie.
Obblighi di rendicontazione secondo la CSRD
La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) rappresenta un punto di svolta nella rendicontazione di sostenibilità, sostituendo la precedente normativa in tema di Dichiarazione Non Finanziaria (DNF).
Abbiamo visto che questa direttiva amplia significativamente il numero di aziende obbligate alla rendicontazione, e nel farlo introduce requisiti più rigorosi e dettagliati su cui queste sono tenute a fornire comunicazioni.
Le aziende soggette alla CSRD sono tutte quelle che superano almeno due dei seguenti criteri:
- un totale dell’attivo dello stato patrimoniale di 25 milioni di euro
- ricavi netti delle vendite e delle prestazioni di 50 milioni di euro
- numero medio di dipendenti durante l’esercizio di 250.
Cosa deve includere la rendicontazione secondo la CSRD?
La CSRD richiede alle aziende di fornire una panoramica completa delle proprie attività, compresi obiettivi e impatto in ambito di sostenibilità.
I report devono dunque includere:
- Informazioni sugli obiettivi di sostenibilità:
- descrizione degli obiettivi aziendali relativi alla sostenibilità
- strategie e monitoraggio dei progressi nel raggiungimento di tali obiettivi.
- descrizione degli obiettivi aziendali relativi alla sostenibilità
- Impatto delle attività:
- valutazione degli impatti ambientali, sociali e di governance delle operazioni aziendali
- informazioni sulle catene di fornitura e sui rischi ambientali a esse associati.
- valutazione degli impatti ambientali, sociali e di governance delle operazioni aziendali
- Indicatori di performance (KPI):
- misurazione dell’andamento dei progressi rispetto agli obiettivi
- valutazione dei rischi materiali e delle opportunità di efficientamento, risparmio e crescita legate alla sostenibilità.
- misurazione dell’andamento dei progressi rispetto agli obiettivi
- Allineamento alle Linee Guida ESRS:
- la rendicontazione deve essere conforme agli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), che specificano gli indicatori e le metriche da utilizzare.
Le linee guida ESRS
Gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), sviluppati da EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), forniscono un quadro dettagliato per la rendicontazione di sostenibilità.
Questi standard sono progettati per i seguenti scopi:
- garantire la coerenza: standardizzare i report di sostenibilità in tutta l’Unione Europea;
- facilitare la comparabilità: consentire agli investitori e in generale a tutti gli stakeholder di confrontare le performance ESG tra diverse aziende, operazione sempre complessa e delicata;
- promuovere la trasparenza: fornire informazioni dettagliate e chiare sulle politiche, i rischi e gli impatti legati alla sostenibilità.
Gli ESRS coprono diverse aree tematiche, tra cui appunto l’ambiente (cambiamento climatico, biodiversità, utilizzo delle risorse naturali), la sfera sociale (condizioni lavorative, diritti umani, uguaglianza di genere), la governance (etica aziendale, trasparenza nelle modalità di remunerazione, diversità nei consigli di amministrazione).
Con l’introduzione della CSRD e l’implementazione degli ESRS, la rendicontazione di sostenibilità diventa un elemento centrale per le aziende europee.
Questo nuovo approccio non solo migliora la trasparenza e la comparabilità, ma consente anche alle aziende di gestire meglio i rischi legati alla sostenibilità e di attrarre investimenti a lungo termine.
I rating ESG
Dietro ai rating ESG c’è sempre un enorme lavoro propedeutico di raccolta e analisi di dati. Le agenzie specializzate raccolgono e analizzano informazioni provenienti da report aziendali, dichiarazioni pubbliche e interviste con dipendenti e stakeholder.
Non tutte le agenzie valutano nello stesso modo, ma tutte hanno come obiettivo finale di fornire un quadro chiaro delle performance ESG di un’azienda.
Tra le realtà più note che si occupano di eseguire queste valutazioni, ci sono MSCI ESG Ratings, Sustainalytics, FTSE Russell e Refinitiv ESG, e diverse altre.
Ognuna di queste agenzie utilizza una propria metodologia, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: supportare investitori e aziende a prendere decisioni informate.
Perché i rating ESG sono così importanti?
Oggi più che mai, i rating ESG fanno la differenza. Questo perché sempre più investitori scelgono aziende in grado di gestire il proprio impatto su ambiente e persone e che sono responsabilizzate verso la propria impronta ambientale.
Per un investitore è dunque fondamentale poter fare una valutazione oggettiva delle performance aziendali, avere una misurazione standardizzata dei parametri da prendere in considerazione nel processo decisionale, e avere accesso a una analisi dei rischi e delle opportunità.
Per l’azienda, d’altro canto, sono molti i vantaggi a cui può accedere dotandosi di una rendicontazione sui criteri ESG, tra cui:
- Riduzione del rischio: le aziende con buone pratiche ESG sono meno esposte a malpractice, scandali, multe e problemi reputazionali, oltre che conformi alla normativa vigente.
- Miglioramento della propria immagine: oggi i consumatori vogliono supportare con le proprie azioni aziende che condividano i loro stessi valori, e una presa di posizione sui criteri ESG fornisce alle aziende reputazione e climate credentials.
- Accesso a maggior capitale: gli investitori oggi premiano le aziende considerate sostenibili con migliori condizioni di finanziamento.
Come funzionano i rating dei criteri ESG?
Il rating ESG è un sistema sviluppato per valutare la resilienza delle aziende rispetto ai rischi ambientali, sociali e di governance che possono influenzare le loro performance finanziarie a lungo termine.
Questo strumento è stato progettato per aiutare gli investitori ad integrare considerazioni ESG nelle loro decisioni di investimento.
Le valutazioni ESG si basano su una metodologia che combina l’intelligenza artificiale con l’analisi umana per esaminare una vasta gamma di dati provenienti da fonti diverse.
Ogni azienda viene valutata su una scala che va da ‘AAA’ (leader) a ‘CCC’ (ritardatario), in base alla propria esposizione ai rischi ESG specifici del settore di appartenenza e alla capacità di gestione di tali rischi rispetto alle organizzazioni sue pari.
Gli investitori possono così utilizzare gli ESG ratings per identificare le aziende che gestiscono efficacemente i rischi e le opportunità ESG, integrando queste informazioni nei processi di costruzione del portafoglio e di gestione del rischio.
Questo approccio consente di allineare le scelte di investimento con obiettivi di sostenibilità e responsabilità sociale, oltre a migliorare i rendimenti aggiustati per il rischio nel lungo termine.
Alcune criticità dei rating ESG
Tuttavia, poiché manca un sistema di standardizzazione universale, è molto complesso comprendere in che modo dare il giusto peso a questi criteri. Può accadere infatti che diverse agenzie di rating arrivino a conclusioni diverse circa le stesse aziende.
A questo proposito, il 19 novembre scorso il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato un nuovo regolamento sulle attività di rating ESG.
Nel dettaglio, questa evoluzione normativa ha lo scopo di migliorare la standardizzazione e la comparabilità delle valutazioni, produrre comunicazioni trasparenti e autentiche, gestire i conflitti di interesse che potrebbero rendere i rating meno affidabili.
Le agenzie di rating ESG dovranno quindi seguire alcune regole:
- le agenzie con sede nell’UE dovranno ottenere una autorizzazione dall’ESMA, Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, e saranno soggette alla sua supervisione.
- se esterne all’UE ma che intendono operare nel mercato europeo, dovranno ottenere un nulla osta da un fornitore autorizzato nell’UE ed essere incluse nel registro UE dei fornitori di rating ESG.
Questo regolamento mira a rendere le attività di rating ESG più coerenti, trasparenti e comparabili.
Il regolamento prevede un periodo di adeguamento di 18 mesi per tutte le parti interessate.
Un altro problema in tema di sostenibilità è il costante rischio di greenwashing: aziende che si dotano di claim e comunicazioni “green” effettivamente vuote di contenuti, senza poi dare seguito concretamente a queste dichiarazioni.
Questa pratica, tristemente diffusa, ha contribuito a gettare un’ombra di discredito anche sulle aziende realmente e seriamente impegnate in questo obiettivo, rendendo ancora più necessaria oggi una comunicazione chiara, efficace e misurabile di questi criteri per combattere il rischio di greenwashing.Vuoi scoprire di più sui criteri ESG e in che modo intraprendere un iter di rendicontazione sui criteri ESG? Contattaci per una consulenza personalizzata: ti seguiremo passo per passo nella valutazione e scelta del percorso più adatto per la tua azienda.
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